SULPL ALESSANDRIA NEWS
Periodico
di informazione tecnica, giuridica, sindacale e di attualità
per
gli operatori della polizia locale
___________________________
numero 32 – 14 OTTOBRE 2012
ALESSANDRIA
- Stipendi a rischio per 2.500 persone.
Il Sindaco: “ La città va a
rotoli ”
Giovedì 18 ottobre la fiaccolata per
dire “ no al declino della città di
Alessandria a causa del dissesto del Comune ”, cui viene invitata a
partecipare « tutta la cittadinanza», poi
pronti ad andare a Roma.
il Sindaco di Alessandria Rita Rossa
Ieri mattina,
al termine della ennesima riunione a Palazzo Rosso per il tavolo di crisi, il
quadro emerso è drammatico: «Il Comune di Alessandria non ha un euro in tasca. In questo momento
non ci sono i soldi per gli stipendi di tutti i dipendenti comunali e delle
società partecipate, così come mancano per i fornitori. Il sindaco Rita Rossa,
ha messo a fuoco una situazione drammatica
di liquidità che non consente, allo stato attuale, di pagare gli stipendi. In
tutto sono 2.500 i lavoratori che si troveranno senza soldi il 27 di ottobre. E
probabilmente anche per i mesi di novembre e dicembre e per le tredicesime». L’impatto
viene definito «devastante » anche per il
futuro dei lavoratori delle cooperative impegnate nei servizi: «I mancati
incassi e la lievitazione del debito mettono in ginocchio un sistema di imprese
che occupa oltre mille dipendenti». È il momento di una reazione corale. E la
prima sarà la fiaccolata del 18 ottobre, alle 20.30, con partenza da piazza
della Libertà. «Sarà aperta a tutti i cittadini perché la risposta deve essere necessariamente
dell’intera comunità» «Alessandria rischia di morire, mentre il governo, che
non può abbandonare i lavoratori, i cittadini e le imprese del capoluogo,
continua a non dare risposte adeguate. E la Regione Piemonte, che non può fare
il pesce in barile, blocca ancora i soldi che deve ad Alessandria ( le risorse sono
già previste nei capitoli di spesa, manca solo il mandato di pagamento) e non
si assume le responsabilità ».
( estratto
dall’articolo de “ Il piccolo “ di Alessandria
a firma E. Sozzetti del 12.10.2012 )
IL
COMMENTO DELLA REDAZIONE
Non ci interessano le diverse prese di
posizione dei partiti e dei giornali che in questo momento giustificano o
contestano l’aver deliberato lo stato di dissesto a seguito della ormai nota pronuncia
della Corte dei Conti, quanto invece pensare alla situazione che oggi vivono
tutti i cittadini ed i lavoratori di Alessandria sulle cui spalle ricadono purtroppo
le conseguenze economiche della travagliata vicenda.
Non pagare gli stipendi crea danni e
tensioni in un momento già di per se’ terribilmente complicato per le note
scelte di politica economica del Governo Monti, scelte che questo Sindacato
contesta apertamente per la ricaduta che esse hanno sulla qualità della vita
dei lavoratori e dei pensionati.
Non siamo in grado di sapere cosa capiterà
nei prossimi giorni e confidiamo sul fatto che il Governo si adoperi per non
far pagare alla gente scelte e decisioni di chi ha amministrato nel recente
passato questa Città, ed appoggeremo in maniera convinta ogni iniziativa che
sia finalizzata a ridare speranza ai lavoratori ed alle loro famiglie.
I problemi che colpiscono la Città
ed i lavoratori tutti - nell’interesse del quale siamo tutti quanti investiti
della rappresentanza - non ci permettono divisioni di sorta e seppur da diverse
posizioni rispetto ad altri sindacati, oggi tutti insieme abbiamo il dovere di
fare fronte comune in un momento così difficile e delicato per Alessandria.
Il SULPM è presente nel Comune di
Alessandria sia attraverso i propri iscritti che con una rappresentante eletta
in seno alla RSU e crediamo che la coesione debba essere – soprattutto in
questo momento – totale e convinta a sostegno della battaglia civile che
l’Amministrazione Comunale sta sostenendo per tenere in vita una intera
comunità ed una Città.
Pronti, se sarà il caso, ad andare a Roma a
far sentire anche la nostra voce.
LA REDAZIONE
ALESSANDRIA SULPM è anche qui: http://www.facebook.com
======================================================================
PRODOTTI VETERINARI E ZOOTECNICI
ALIMENTI PER CANI E GATTI
Via Giordano Bruno, 196 – Alessandria
www.pavengroup.com
Spingere i figli all'accattonaggio è riduzione in schiavitù
per
la difesa dell’imputato “ per la cultura della Comunità Rom, la richiesta di
elemosina da parte di minorenni costituisce un vero e proprio “stile di vita”,
una vera e propria “attività lavorativa”, attività che non ha nulla a che
vedere con il maltrattamento
e/o dei minori.
Chi costringe un
bimbo a chiedere l'elemosina va condannato per riduzione in schiavitù: anche il
fatto che l'accattonaggio sia considerato «un sistema di vita» nella tradizione
Rom non salva dalla condanna. Lo afferma la Cassazione (sentenza 37638/12),
confermando la condanna a sei anni di reclusione inflitta dalla Corte d'assise
d'appello di Catanzaro ad un uomo, finito sotto processo per aver
«sistematicamente e continuativamente»
costretto alla «pratica umiliante» dell'elemosina la figlia, di soli 10 anni, della propria convivente: «la bambina, era obbligata a dedicarsi all'accattonaggio dalla mattina alla sera dietro la minaccia e l'uso materiale della violenza nei suoi confronti» da parte dell'imputato. Il denaro ottenuto era consegnato a fine giornata ai genitori. L'uomo, nel ricorso in Cassazione, aveva rilevato che in base alle «millenarie tradizioni culturali dei popoli di etnia rom», a cui appartengono i protagonisti della vicenda, «l'accattonaggio assume il valore di un vero e proprio sistema di vita» quindi non è riduzione in schiavitù. La Suprema Corte ha invece dichiarato inammissibile il ricorso e ricordato che «commette il reato di riduzione in schiavitù colui che mantiene lo stato di soggezione continuativa del soggetto ridotto in schiavitù o in condizione analoga, senza che la sua mozione culturale o di costume escluda l'elemento psicologico del reato».
19.10.2012
- 8° Giornata di Studio per la Polizia
Locale
TEATRO
CIVICO COMUNALE
Via
Ammiraglio Mirabello, 1 – TORTONA ( AL )
la brochure con il programma e la scheda di partecipazione: qui:
http://www.plinforma.com/files/tortona8rev.pdf
la brochure con il programma e la scheda di partecipazione: qui:
http://www.plinforma.com/files/tortona8rev.pdf
.=====================================================================
L’ANGOLO
DELL’AGGIORNAMENTO PROFESSIONALE
=====================================================================
Semaforo
malfunzionante?
La responsabilità è del
Comune e dell’impresa di manutenzione
Cassazione civile ,
sez. III, sentenza 06.09.2012 n° 14927
In
giurisprudenza, si reperiscono alcune sentenze di legittimità nelle quali la
Corte di Cassazione ha inteso affermare il principio secondo cui
“ In
tema di circolazione
stradale, il conducente che impegna un incrocio disciplinato
da semaforo, ancorché segnalante a suo favore "luce verde", non è
esentato dall'obbligo di diligenza nella condotta di guida, che, pur non
potendo essere richiesta nel massimo, stante la situazione di affidamento
generata dal semaforo, deve tuttavia tradursi nella necessaria cautela
richiesta dalla comune prudenza e dalle concrete condizioni esistenti
nell'incrocio” (Cassazione civile, sezione III, 27 giugno 2000, n. 8744).
Nell’ambito della responsabilità civile da
circolazione stradale, ci si attenderebbe che tale principio – opportunamente
traslato – conducesse all’affermazione di una responsabilità risarcitoria a
carico dei conducenti dei veicoli coinvolti nel sinistro stradale verificatosi
in corrispondenza di un incrocio semaforizzato in cui, a causa di un
malfunzionamento dell’impianto, tutte le lanterne semaforiche proiettino
contemporaneamente luce verde.
In una simile evenienza, infatti, appare evidente
che ciascuno dei due conducenti abbia fatto totale affidamento nel semaforo
segnalante a proprio favore “luce verde”, affrontando l’intersezione senza
alcuna circospezione e, in particolare, senza preoccuparsi delle concrete
condizioni esistenti nell’incrocio, che nel frangente – appunto – presentava la
evidenziata anomalia.
La Cassazione civile, Sezione III, con la
sentenza 6 settembre 2012, n. 14927, non è di questa opinione.
I Giudici di piazza Cavour, infatti, in questa
occasione hanno radicalmente escluso l’applicabilità alla fattispecie dell’art. 2054
c.c., eleggendo ad esclusivo canone di attribuzione delle
responsabilità risarcitorie il criterio dettato
dall’art. 2051
c.c., riferibile – peraltro – sia all’Ente Pubblico (Comune)
proprietario del tratto stradale, sia dell’impresa manutentrice dell’impianto. Lo scontro tra veicoli, dunque, non perfeziona
– neppure parzialmente – il fatto illecito, ma degrada a semplice evento
dannoso, il cui fatto generativo è integralmente da ricercarsi aliunde, nella
cosa ( ossia nell’impianto semaforico malfunzionante ).
Ne deriva che saranno chiamati rispondere del
danno, solidalmente tra loro ex art. 2055
c.c., i soggetti a carico dei quali gravava a vario titolo la
custodia della res.
L’ulteriore precipitato di una simile
ricostruzione è che entrambi i conducenti coinvolti nello scontro assumono
esclusivamente le vesti di parte danneggiata e, letteralmente prescindendo dal
disposto dell’art. 2054
c.c., avranno entrambi diritto ad essere integralmente risarciti.
Riflettendo sulla soluzione approntata dalla
Corte di Cassazione, viene così a delinearsi una singolare ipotesi in cui il
danno generatosi in occasione di uno scontro tra veicoli – peraltro entrambi in
marcia – esula dal concetto di circolazione stradale.
Più correttamente, è proprio la circolazione
stradale a degradare da causa a mera occasione del fatto illecito, alla stessa
stregua di quanto avviene con riferimento alle varie ipotesi di danni cagionati
da insidia stradale.
(tratto da www.Altalex.it)
Nessun commento:
Posta un commento