SULPL ALESSANDRIA NEWS
Periodico
di informazione tecnica, giuridica, sindacale e di attualità
per
gli operatori della polizia locale
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numero 35 – 5 NOVEMBRE 2012
Lodi, carabiniere di quartiere ucciso
con la sua stessa pistola
LODI - Hanno ammazzato il carabiniere buono,
quello che tutti i giorni passava per le vie del centro di Lodi a rassicurare
con la sua presenza e la sua divisa i negozianti e i passanti. Lo hanno
ammazzato in un vicolo stretto e isolato nella zona vecchia della città. Due
colpi al torace, un colpo andato a vuoto (la conferma è arrivata dagli esami
balistici del Ris), zero testimoni: via del Tempio, la strada dove è avvenuto
l'omicidio ieri alle 17.35 si presentava così. Sull'asfalto il cadavere
dell'appuntato Giovanni Sali, 48 anni, sposato e padre di due ragazze, il
carabiniere di quartiere. Attorno al corpo senza vita ecco radunarsi una
folla di persone, che escono dalla vicina chiesa della
Lodi, carabiniere di quartiere ucciso durante i
controlli
Maddalena e in piedi,
vicino al corpo don Mario Zappi, il parroco del rione che può solo benedire la
salma e affidarla al Padreterno. Mentre il ministro dell'Interno, Annamaria
Cancellieri, ha espresso il cordoglio.
( tratto dal
sito web corriere.it )
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Questa la notizia del giorno ed oltre ad esprimere
la nostra commossa solidarietà alla famiglia dell’appuntato Giovanni Sali e la
vicinanza all’Arma dei Carabinieri per il drammatico fatto accaduto dobbiamo –
sgomenti – avanzare qualche riflessione, noi che lavoriamo tutti i giorni per
strada, in mezzo ad un pericolo sempre in agguato.
Ma prima delle nostre
considerazioni è d’obbligo riportare integralmente un commento apparso sul
Corriere della Sera, scritto da un lettore :
La chiamano "Polizia di
prossimità", nel senso
che il poliziotto o il carabiniere, dovrebbe essere prossimo"
(vicino) ai cittadini. Questa è l'ultima invenzione dei vertici di tutte le
forze di polizia a livello nazionale, di alcuni anni fa, a macchietta dei bobby
inglesi, e che ha prodotto il "carabiniere di quartiere", poco
importa se poi un povero cristo viene buttato da solo in mezzo a una strada in
zone a rischio. Tanto le cuoia non le tirano di certo i vertici. Anche un altro
carabiniere ucciso diversi anni fa in Umbria, mi sembra, era un
"carabiniere di quartiere". Il solo risultato ottenuto è che molti di
essi si infilano in qualche esercizio pubblico e ne escono solo a fine turno,
per tornare in ufficio. "Io in mezzo alla strada a fare da bersaglio non
ci vado", mi dicevano. Il fatto è che un tizio in divisa in mezzo alla
strada è subito riconosciuto per quello che è, dalla persona onesta così come dal
delinquente, mentre un membro delle forze dell'ordine non sa mai chi si trova
davanti, fino a che non è troppo tardi.
------------------ IL
COMMENTO DELLA REDAZIONE ------------------
NON SI PUO’ PIU’ LAVORARE
IMPROVVISANDO
Eppure da più parti, soprattutto ad ogni tornata elettorale,
viene sollecitata una maggiore presenza da parte della polizia municipale in
ambito urbano e segnatamente per ciò che attiene ai servizi appiedati perché,
lo si legge sui programmi elettorali “ la sola presenza della polizia
municipale garantisce una maggiore sicurezza “; peccato che quella sicurezza la
si debba fare noi e che per fare sicurezza si deve prima di tutto lavorare in
sicurezza.
L’episodio di Lodi non ci è molto lontano, oggi è toccato ad
un carabiniere ma perché non può capitare ad ognuno di noi ? è’ giusto
sacrificare la vita per una superficiale organizzazione del lavoro o per la
scarsa considerazione che si ha dei rischi che si possono correre ? Invece
la politica chiede una maggiore presenza delle forze di polizia tutte,
soprattutto di quella locale su strada, magari mandando in giro un povero
disgraziato da solo, magari a contrastare fenomeni potenzialmente pericolosi (
che ne dite dei tanti venditori abusivi o dei questuanti ai parcheggi … ) che
non sono considerati tali … finché non succede il fattaccio, come è purtroppo e
tragicamente capitato a Lodi.
Il D. Lgs. 81/2008 /indica
chiaramente che ( cfr. art. 15 ) “ devono essere adottate le misure generali di
tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori nei luoghi di
lavoro” e che occorre (art. 18 ) “
nell'affidare i compiti ai lavoratori, tenere conto delle capacità e delle
condizioni degli stessi in rapporto alla loro salute e alla sicurezza “.
L’art. 35 della Costituzione statuisce
che
: “ La Repubblica tutela il lavoro in
tutte le sue forme ed applicazioni. Cura la formazione e l'elevazione professionale dei
lavoratori. “ La tutela dei lavoratori, per mezzo della prevenzione del
singolo e specifico rischio, è quindi un obbligo generale che si base sulla Costituzione.
E per finire l’art. 2087 del Codice Civile (Tutela condizioni di
lavoro) nel disciplinare le attività professionali stabilisce che “L’imprenditore è tenuto ad adottare,
nell’esercizio dell’impresa, le misure che, secondo la particolarità del lavoro,
l’esperienza e la tecnica, sono necessarie a tutelare l’integrità fisica e la personalità morale dei prestatori di
lavoro”.
E’
pertanto imprescindibile chiedere con forza che tutte le attività di vigilanza
debbano essere effettuate SEMPRE da
almeno due persone e con la copertura in caso di necessità di altro personale
disponibile.
Quanti sanno che l’art. 50 del citato D. Lgs. 81/2008 stabilisce
l’obbligo della previa consultazione del rappresentante dei lavoratori per la
sicurezza per la valutazione dei rischi, e che l’art. 36 del medesimo
provvedimento indica l’obbligo di informare i lavoratori sulle misure e le attività di prevenzione e
protezione adottate ?
Insomma, lavorare nel rispetto delle
regole è una condizione
imprescindibile ed indiscutibile, anche per gli operatori della polizia
municipale i cui rischi professionali ( basta leggere i giornali ogni giorno,
ndr ) sono principalmente determinati certamente da ciò che si respira, sicuramente
dalla possibilità di essere investiti, ma oggi anche e soprattutto da quella di
essere aggrediti.
Quale prevenzione è stata fatta sino ad
oggi ? certamente una attenta opera
di monitoraggio dell’aria e la dotazione dei DPI per il rischio di incidente
stradale, ma cosa si è fatto per prevenire le aggressioni ?
Forse è meglio una profonda riflessione da parte nostra sia per
rispondere alle richiesta di sicurezza avanzate dalla politica ma soprattutto
per tutelare noi stessi.
Prima
che ci scappi un altro morto.
L’ANGOLO
DELL’AGGIORNAMENTO PROFESSIONALE
DECRETO-LEGGE
18 ottobre 2012, n. 179
Ulteriori misure urgenti
per la crescita del Paese.
Il 20 ottobre scorso sono entrate in vigore le norme del c.d. Decreto
“crescita bis “che oggi ci interessano per la parte relativa all’assicurazione obbligatoria RC Auto.
Infatti
dal 20 ottobre scorso le polizze RC auto non possono più essere rinnovate
tacitamente, ma in via di prima applicazione è stato disposto che il provvedimento vale per le polizze che si
stipulano solo da oggi mentre si
applicherà dal 1 gennaio 2013 anche sulle polizze già in corso alla data di
entrata in vigore del Decreto. La vera novità
è data dalla scomparsa del termine dei 15 giorni successivi alla scadenza del
contratto per rinnovare il medesimo e dall’anno prossimo dovremo tutti
quanti stare attenti alla scadenza della polizza.
Scompare l’ISVAP e viene sostituito da un nuovo Ente,
l'IVASS, Istituto per la vigilanza
sulle assicurazioni private e di interesse collettivo, che avrà il compito di
analizzare, elaborare e valutare le informazioni desunte dall'archivio
informatico integrato e le informazioni e la documentazione ricevute dalle
imprese di assicurazione e dagli intermediari di assicurazione, al fine di
individuare i casi di sospetta frode e di stabilire un meccanismo di allerta
preventiva contro le frodi; potrà richiedere informazioni e documentazione alle
imprese di assicurazione e agli intermediari di assicurazione, anche con
riferimento alle iniziative assunte ai fini di prevenzione e contrasto
del fenomeno delle frodi assicurative, per individuare fenomeni fraudolenti ed
acquisire informazioni sull'attività di contrasto attuate contro le frodi;
segnalare alle imprese di assicurazione e all'Autorità Giudiziaria preposta i
profili di anomalia riscontrati; fornire collaborazione alle imprese di
assicurazione, alle forze di polizia e all'autorità giudiziaria ai fini
dell'esercizio dell'azione penale per il contrasto delle frodi assicurative; e
promuovere ogni altra iniziativa, nell'ambito delle proprie competenze, per la
prevenzione e il contrasto delle frodi nel settore assicurativo.
Ne parleremo
più approfonditamente nei prossimi numeri.
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telefonate e pause
caffè: le 'leggerezze' in ufficio che si pagano
La Cassazione ha stilato un vero e proprio vademecum delle 'leggerezze' che possono costare il posto di lavoro, o comunque pesanti censure, all'impiegato.
Assentarsi a lungo dal posto di lavoro per fare
la ricarica telefonica puo' costare caro al lavoratore, come pure le eccessive
telefonate o le pause caffe' fiume. Ovviamente dipende dall'occupazione e dagli
incarichi che si ricoprono ma, in linea di massima, allontanarsi per lungo
tempo per ricaricare il telefonino o avere un atteggiamento
"belligerante" non giova alla salute del lavoratore e nemmeno al suo
posto di lavoro..
Guai in vista anche per chi non collabora ad un
"clima sereno" in ufficio.
Ecco il
vademecum:
RICARICHE TELEFONICHE - Si era allontanato dal posto di lavoro sostenendo di dovere
effettuare una ricarica al telefono cellulare. Il lavoratore in questione,
Giuseppe M., era una guardia giurata che operava nel salernitano e che,
allontanatosi, non si era attivato nemmeno a rapina in corso. Licenziato in
tronco per giusta causa.
TELEFONATE FIUME - Sono tanti i casi di dipendenti
pubblici che, nel corso della loro giornata lavorativa, si sono attaccati al (
proprio ) telefono per ragioni private un po' troppo a lungo. In molti casi il
lavoratore ha pagato con il licenziamento perché' secondo la Cassazione
"troppe chiamate private ledono il rapporto fiduciario con l'azienda se
vengono fatte da chi svolge un’attività che richiede particolare
attenzione".
GLI ATTACCABRIGHE - Il comportamento "poco
collaborativo" e "talvolta offensivo" verso i colleghi autorizza
il datore di lavoro al licenziamento. Per non parlare degli impiegati un po'
troppo inclini al litigio che passano alle "vie di fatto". Ai fini
del siluramento, hanno osservato i giudici con l''ermellino', pesa il
"contatto fisico violento fra i due litiganti, tale da integrare gli
estremi delle percosse, anche se non necessariamente delle lesioni personali".
METTERE ZIZZANIA - La serenità in ufficio è tutto.
Mettere pertanto zizzania tra i colleghi può essere una leggerezza censurabile,
se non con il licenziamento, certamente con un trasferimento. A fare le spese
della pronuncia degli ermellini un elettricista veneziano colpevole di
"rovinare spesso l'ambiente di lavoro", mettendo zizzania tra i
colleghi.
PAUSA CAFFE' -
Tollerato il break soltanto se limitato a "pochi minuti". In questo
caso un dipendente che si era fatto male durante la classica pausa caffè in
ufficio si e' visto negare il risarcimento danni perché' il break era durato
"più del dovuto"
A buon intenditor …