giovedì 29 novembre 2012





SULPL ALESSANDRIA NEWS

Periodico di informazione tecnica, giuridica, sindacale e di attualità
per gli operatori della polizia locale
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numero 37 – 30 NOVEMBRE 2012 


La polizia municipale di Torino all’avanguardia:

‘droni’ usati contro gli spacciatori

 

I "droni", nuovi strumenti tecnologici, sono stati usati nel quartiere San Salvario di Torino per la lotta allo spaccio della droga.

Il settore “Sicurezza urbana” del Corpo di polizia municipale della città piemontese ha in dotazione sperimentale i “droni“, come supporto nella battaglia volta a sconfiggere lo spaccio della droga. Il “drone” è un piccolo elicottero, alimentato a batteria, telecomandato e dotato di GPRS. Queste funzioni consentono all’operatore che lo usa di preimpostare i percorsi su cui si necessita il controllo. Lo strumento si compone di un corpo centrale in cui è collocata una videocamera e da quattro braccia dotate di elica.

      il drone in dotazione alla polizia municipale torinese


Alle 18 di mercoledì  sera, un centinaio di uomini, coordinati dal Pubblico Ministero Andrea Paladino, hanno effettuato un blitz conclusosi con l’arresto di 3 spacciatori, mentre altre 13 persone sono state denunciate e risultano attualmente indagate. All’interno del quartiere San Salvario sono stati istituiti 17 punti di controllo, con pattugliamenti svolti sia da uomini in borghese che in divisa.
L’uso del “drone” è stato di fondamentale importanza per il buon esito finale dell’operazione.


Tale strumento ha infatti permesso di cogliere in flagranza di reato i pusher, riprendendoli mentre spacciavano la droga. Complimenti vivissimi ai colleghi torinesi !


NEWS 




Sequestrano cannabis, agenti innaffiano le prove

QUATTRO CASTELLA (RE): la polizia municipale costretta a “coltivare” il corpo reato custodito da alcuni giorni in attesa della valutazione da parte del giudice


Una piccola piantagione di marijuana è stata scoperta dalla Polizia Municipale dell’Unione Colline Matildiche, in un boschetto sulle colline fra Quattro Castella, Vezzano e Albinea. Gli agenti hanno dovuto poi innaffiare e serbare con cura le piantine nei loro uffici, dopo il sequestro, per evitare che deperissero, prima di essere valutate dalla procura. I vasi di cannabis sequestrata sono stati infatti custoditi per diversi giorni in una stanza chiusa del comando di polizia municipale dove gli agenti, spiega una nota del Comando,      

«hanno dovuto innaffiarle giornalmente per mantenerle in uno stato vegetativo idoneo per le eventuali verifiche che la magistratura può disporre in attesa della loro distruzione presso l’inceneritore autorizzato di Modena».
«Ovviamente - fa notare il comandante - chi in quei giorni si è recato presso il comando di Puianello non ha potuto non sentire all’interno degli uffici un particolare odore pungente, quello di marijuana, ma il tutto nella piena legalità». La piantagione è stata scoperta dopo che alcuni cittadini avevano segnalato movimento sospetti nei pressi di un boschetto nella pedecollina, anche all’imbrunire. A quel punto la Municipale ha cominciato a fare dei sopralluoghi finalizzati a capire cosa si andava a fare in quei luoghi. È stato così fatto intervenire il cane antidroga Duca, un pastore tedesco specializzato nella ricerca di persone disperse e di sostanze stupefacenti, che ha scoperto tra i rovi diversi vasi di plastica con alcune piante di cannabis. (Ansa).


 






martedì 20 novembre 2012



SULPL ALESSANDRIA NEWS

Periodico di informazione tecnica, giuridica, sindacale e di attualità
per gli operatori della polizia locale
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numero 36 – 20 NOVEMBRE 2012 


TEMPI DURI PER I LADRI DI BICICLETTE

dopo la tesi di laurea ladri di biciclette monitorati on line


ALESSANDRIA. Preferibilmente entrano in azione il martedì e di pomeriggio. Sono i ladri di biciclette, tra i più temuti nella città in cui nel lontano 1867 fu importato dall’industriale della birra Carlo Michel il primo prototipo a due ruote, al ritorno dall’esposizione internazionale di Parigi. Nel 1876 il numero di appassionati era così cresciuto che nella zona di Porta Savona fu realizzata una pista ad hoc, che, una volta smantellata, resterà nel nome di un noto quartiere residenziale. Ma i tempi cambiano e anche per questi specializzati Arsenio Lupin del sellino e manubrio potrebbe arrivare la ‘crisi’.



Perlomeno nelleintenzioni di Mauro Di Gregorio, 38 anni, da Spinetta Marengo, operatore di polizia locale, naturalmente ciclista, che qualche giorno fa si è laureato a Perugia in Scienze dell’investigazione e della sicurezza proprio con una ricerca sociale sui furti di bicicletta nella città di Alessandria. Partendo dall’analisi dei questionari distribuiti per la prima volta in occasione della ‘Settimana della mobilità sostenibile’ organizzata nel 2011, ha avviato uno studio mirato <e che intendo costantemente approfondire, non limitandomi alla tesi che, anzi, è solo il punto di partenza>. Presto con il casalese Matteo Ferrando curerà un sito per monitorare il fenomeno a livello nazionale, un osservatorio permanente on line, <accedendo a sempre più dati, per mettere in campo interventi e azioni di contrasto. Noi alessandrini lo sappiamo bene: al di là del danno economico subito, a fare male è anche la perdita affettiva. Il nostro intende pertanto essere un progetto social, con Alessandria capofila, che prevede la definizione di un profilo tipo del ladro e della vittima, oltre che una mappa delle zone più a rischio. Ci crediamo e ci lavoreremo con passione e determinazione, rendendo omaggio a una terra di Campionissimi>. 

------------------ IL COMMENTO DELLA REDAZIONE ------------------


Lo diceva già nello scorso mese di marzo il vicesindaco di Padova Ivo Rossi che aveva tra i suoi propositi quella di ideare una «task force» contro i furti di biciclette, con l’impiego di  telecamere, agenti in borghese e lotta senza quartiere alla «ricettazione». Ivo Rossi, 37 anni,  che di professione fa l’avvocato, detiene il «record» di ben 14 biciclette rubate in pochi anni. «E’ un fenomeno che conosciamo bene e che è diventato un cancro che colpisce la libertà di movimento dei cittadini - è la valutazione del vice Sindaco patavino - Un fenomeno da estirpare velocemente e radicalmente».
 
 
Nel suo programma di lavoro c’è il ricorso inevitabile all’intelligence. «E’ chiaro che la vigilanza non basta più - spiegava Ivo Rossi presentando il suo piano - Chi ruba una bici non lo fa quando sa di poter essere visto. Serve un lavoro con agenti in borghese, un lavoro di intelligence». Dunque scoprire i ladri e seguire i loro percorsi. Scoprire (anche se molti già lo sanno) dove finiscono le bici rubate. «C’è un mercato fiorente della ricettazione, che tutti conoscono – sottolineava su “ Il Mattino “  il vicesindaco - E’ ora di spezzare la catena di omertà e eliminare questo traffico. A partire, e lo dico senza mezzi termini, da quello che accade davanti ai Giardini dell’Arena».
I consigli del vicesindaco di Padova sono quelli del nostro collega Di Gregorio su come «proteggere» il proprio mezzo: «La prima richiesta che faccio è quella di non acquistare bici rubate. Altrimenti si diventa complici dei ladri » E poi c’è il ricorso alla punzonatora, un servizio per “marchiare” la propria bicicletta».
Al quale vanno i nostri complimenti per la tesi sperimentale e per il successo che sta avendo in tutta Italia: lo abbiamo ascoltato intervistato su RAI 2 ma anche su alcune emittenti locali, lo abbiamo letto sui giornali e presto sarà al lavoro in qualche grande realtà perché il lavoro in questo campo, purtroppo, non manca.
E Mauro Di Gregorio forse – lo speriamo davvero -  potrebbe avere trovato la ricetta per combattere questo fastidioso crimine.


lunedì 5 novembre 2012



SULPL ALESSANDRIA NEWS
Periodico di informazione tecnica, giuridica, sindacale e di attualità
per gli operatori della polizia locale
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numero 35 – 5 NOVEMBRE 2012 



Lodi, carabiniere di quartiere ucciso con la sua stessa pistola


LODI - Hanno ammazzato il carabiniere buono, quello che tutti i giorni passava per le vie del centro di Lodi a rassicurare con la sua presenza e la sua divisa i negozianti e i passanti. Lo hanno ammazzato in un vicolo stretto e isolato nella zona vecchia della città. Due colpi al torace, un colpo andato a vuoto (la conferma è arrivata dagli esami balistici del Ris), zero testimoni: via del Tempio, la strada dove è avvenuto l'omicidio ieri alle 17.35 si presentava così. Sull'asfalto il cadavere dell'appuntato Giovanni Sali, 48 anni, sposato e padre di due ragazze, il carabiniere di quartiere. Attorno al corpo senza vita ecco radunarsi una folla di persone, che escono dalla vicina chiesa della 

 


      INFOPHOTO

Lodi, carabiniere di quartiere ucciso durante i controlli


Maddalena e in piedi, vicino al corpo don Mario Zappi, il parroco del rione che può solo benedire la salma e affidarla al Padreterno. Mentre il ministro dell'Interno, Annamaria Cancellieri, ha espresso il cordoglio.
( tratto dal sito web corriere.it )


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Questa la notizia del giorno ed oltre ad esprimere la nostra commossa solidarietà alla famiglia dell’appuntato Giovanni Sali e la vicinanza all’Arma dei Carabinieri per il drammatico fatto accaduto dobbiamo – sgomenti – avanzare qualche riflessione, noi che lavoriamo tutti i giorni per strada, in mezzo ad un pericolo sempre in agguato.

Ma prima delle nostre considerazioni è d’obbligo riportare integralmente un commento apparso sul Corriere della Sera, scritto da un lettore :




La chiamano "Polizia di prossimità", nel senso che il poliziotto o il carabiniere, dovrebbe essere prossimo"   (vicino) ai cittadini. Questa è l'ultima invenzione dei vertici di tutte le forze di polizia a livello nazionale, di alcuni anni fa, a macchietta dei bobby inglesi, e che ha prodotto il "carabiniere di quartiere", poco importa se poi un povero cristo viene buttato da solo in mezzo a una strada in zone a rischio. Tanto le cuoia non le tirano di certo i vertici. Anche un altro carabiniere ucciso diversi anni fa in Umbria, mi sembra, era un "carabiniere di quartiere". Il solo risultato ottenuto è che molti di essi si infilano in qualche esercizio pubblico e ne escono solo a fine turno, per tornare in ufficio. "Io in mezzo alla strada a fare da bersaglio non ci vado", mi dicevano. Il fatto è che un tizio in divisa in mezzo alla strada è subito riconosciuto per quello che è, dalla persona onesta così come dal delinquente, mentre un membro delle forze dell'ordine non sa mai chi si trova davanti, fino a che non è troppo tardi.



------------------ IL COMMENTO DELLA REDAZIONE ------------------

NON SI PUO’ PIU’ LAVORARE IMPROVVISANDO

Eppure da più parti, soprattutto ad ogni tornata elettorale, viene sollecitata una maggiore presenza da parte della polizia municipale in ambito urbano e segnatamente per ciò che attiene ai servizi appiedati perché, lo si legge sui programmi elettorali “ la sola presenza della polizia municipale garantisce una maggiore sicurezza “; peccato che quella sicurezza la si debba fare noi e che per fare sicurezza si deve prima di tutto lavorare in sicurezza.


L’episodio di Lodi non ci è molto lontano, oggi è toccato ad un carabiniere ma perché non può capitare ad ognuno di noi ? è’ giusto sacrificare la vita per una superficiale organizzazione del lavoro o per la scarsa considerazione che si ha dei rischi che si possono correre ? Invece la politica chiede una maggiore presenza delle forze di polizia tutte, soprattutto di quella locale su strada, magari mandando in giro un povero disgraziato da solo, magari a contrastare fenomeni potenzialmente pericolosi ( che ne dite dei tanti venditori abusivi o dei questuanti ai parcheggi … ) che non sono considerati tali … finché non succede il fattaccio, come è purtroppo e tragicamente capitato a Lodi.




Il D. Lgs. 81/2008 /indica chiaramente che ( cfr. art. 15 ) “ devono essere adottate le misure generali di tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori nei luoghi di lavoro”  e che occorre (art. 18 ) “ nell'affidare i compiti ai lavoratori, tenere conto delle capacità e delle condizioni degli stessi in rapporto alla loro salute e alla sicurezza “.

L’art. 35 della Costituzione statuisce che : “ La Repubblica tutela il lavoro in tutte le sue forme ed applicazioni. Cura la formazione e l'elevazione professionale dei lavoratori. “ La tutela dei lavoratori, per mezzo della prevenzione del singolo e specifico rischio, è quindi un obbligo generale che si base sulla Costituzione.

E per finire l’art. 2087 del Codice Civile (Tutela condizioni di lavoro) nel disciplinare le attività professionali stabilisce che  “L’imprenditore è tenuto ad adottare, nell’esercizio dell’impresa, le misure che, secondo la particolarità del lavoro, l’esperienza e la tecnica, sono necessarie a tutelare l’integrità fisica e la personalità morale dei prestatori di lavoro”.

E’ pertanto imprescindibile chiedere con forza che tutte le attività di vigilanza debbano essere effettuate SEMPRE da almeno due persone e con la copertura in caso di necessità di altro personale disponibile.

Quanti sanno che l’art. 50 del citato D. Lgs. 81/2008 stabilisce l’obbligo della previa consultazione del rappresentante dei lavoratori per la sicurezza per la valutazione dei rischi, e che l’art. 36 del medesimo provvedimento indica l’obbligo di informare i lavoratori sulle  misure e le attività di prevenzione e protezione adottate ?

Insomma, lavorare nel rispetto delle regole è una condizione imprescindibile ed indiscutibile, anche per gli operatori della polizia municipale i cui rischi professionali ( basta leggere i giornali ogni giorno, ndr ) sono principalmente determinati certamente da ciò che si respira, sicuramente dalla possibilità di essere investiti, ma oggi anche e soprattutto da quella di essere aggrediti.

Quale prevenzione è stata fatta sino ad oggi ? certamente una attenta opera di monitoraggio dell’aria e la dotazione dei DPI per il rischio di incidente stradale, ma cosa si è fatto per prevenire le aggressioni ?

Forse è meglio una profonda riflessione da parte nostra sia per rispondere alle richiesta di sicurezza avanzate dalla politica ma soprattutto per tutelare noi stessi.

Prima che ci scappi un altro morto.




L’ANGOLO DELL’AGGIORNAMENTO PROFESSIONALE


DECRETO-LEGGE 18 ottobre 2012, n. 179
Ulteriori misure urgenti per la crescita del Paese.
Il 20 ottobre scorso sono entrate in vigore le norme del c.d. Decreto “crescita bis “che oggi ci interessano per la parte relativa all’assicurazione obbligatoria RC Auto.
Infatti dal 20 ottobre scorso le polizze RC auto non possono più essere rinnovate tacitamente, ma in via di prima applicazione è stato disposto che  il provvedimento vale per le polizze che si stipulano solo da oggi mentre si applicherà dal 1 gennaio 2013 anche sulle polizze già in corso alla data di entrata in vigore del Decreto. La vera novità è data dalla scomparsa del termine dei 15 giorni successivi alla scadenza del contratto per rinnovare il medesimo e dall’anno prossimo dovremo tutti quanti stare attenti alla scadenza della polizza.
Scompare l’ISVAP e viene sostituito da un nuovo Ente, l'IVASS, Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni private e di interesse collettivo, che avrà il compito di analizzare, elaborare e valutare le informazioni desunte dall'archivio informatico integrato e le informazioni e la documentazione ricevute dalle imprese di assicurazione e dagli intermediari di assicurazione, al fine di individuare i casi di sospetta frode e di stabilire un meccanismo di allerta preventiva contro le frodi; potrà richiedere informazioni e documentazione alle imprese di assicurazione e agli intermediari di assicurazione, anche con riferimento alle iniziative assunte ai fini di prevenzione  e contrasto del fenomeno delle frodi assicurative, per individuare fenomeni fraudolenti ed acquisire informazioni sull'attività di contrasto attuate contro le frodi; segnalare alle imprese di assicurazione e all'Autorità Giudiziaria preposta i profili di anomalia riscontrati; fornire collaborazione alle imprese di assicurazione, alle forze di polizia e all'autorità giudiziaria ai fini dell'esercizio dell'azione penale per il contrasto delle frodi assicurative; e promuovere ogni altra iniziativa, nell'ambito delle proprie competenze, per la prevenzione e il contrasto delle frodi nel settore assicurativo.
Ne parleremo più approfonditamente nei prossimi numeri.



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telefonate e pause caffè: le 'leggerezze' in ufficio che si pagano

 

La Cassazione ha stilato un vero e proprio vademecum delle 'leggerezze' che possono costare il posto di lavoro, o comunque pesanti censure, all'impiegato.




Assentarsi a lungo dal posto di lavoro per fare la ricarica telefonica puo' costare caro al lavoratore, come pure le eccessive telefonate o le pause caffe' fiume. Ovviamente dipende dall'occupazione e dagli incarichi che si ricoprono ma, in linea di massima, allontanarsi per lungo tempo per ricaricare il telefonino o avere un atteggiamento "belligerante" non giova alla salute del lavoratore e nemmeno al suo posto di lavoro..

Guai in vista anche per chi non collabora ad un "clima sereno" in ufficio.

Ecco il vademecum:

 

RICARICHE TELEFONICHE - Si era allontanato dal posto di lavoro sostenendo di dovere effettuare una ricarica al telefono cellulare. Il lavoratore in questione, Giuseppe M., era una guardia giurata che operava nel salernitano e che, allontanatosi, non si era attivato nemmeno a rapina in corso. Licenziato in tronco per giusta causa.

TELEFONATE FIUME - Sono tanti i casi di dipendenti pubblici che, nel corso della loro giornata lavorativa, si sono attaccati al ( proprio ) telefono per ragioni private un po' troppo a lungo. In molti casi il lavoratore ha pagato con il licenziamento perché' secondo la Cassazione "troppe chiamate private ledono il rapporto fiduciario con l'azienda se vengono fatte da chi svolge un’attività che richiede particolare attenzione".

GLI ATTACCABRIGHE - Il comportamento "poco collaborativo" e "talvolta offensivo" verso i colleghi autorizza il datore di lavoro al licenziamento. Per non parlare degli impiegati un po' troppo inclini al litigio che passano alle "vie di fatto". Ai fini del siluramento, hanno osservato i giudici con l''ermellino', pesa il "contatto fisico violento fra i due litiganti, tale da integrare gli estremi delle percosse, anche se non necessariamente delle lesioni personali".

METTERE ZIZZANIA - La serenità in ufficio è tutto. Mettere pertanto zizzania tra i colleghi può essere una leggerezza censurabile, se non con il licenziamento, certamente con un trasferimento. A fare le spese della pronuncia degli ermellini un elettricista veneziano colpevole di "rovinare spesso l'ambiente di lavoro", mettendo zizzania tra i colleghi.

PAUSA CAFFE' - Tollerato il break soltanto se limitato a "pochi minuti". In questo caso un dipendente che si era fatto male durante la classica pausa caffè in ufficio si e' visto negare il risarcimento danni perché' il break era durato "più del dovuto"


A buon intenditor …